Nel tempo in cui la passività è di moda e regna l’idea che l’immobilità e l’attesa salveranno il mondo, ci siamo dimenticati che la salute è movimento, è fare.
Cambiare idea è difficilissimo, è necessaria una motivazione grandissima, più forte di quella del terrore della morte, assopita dal senso di “sicurezza” che le nostre idee, certe e immutabili, ci danno. L’identità si eleva su esse che, se troppo radicate, ci rendono immutabili e ciechi, metterle in discussione conduce al cambiamento, fa affiorare conflitti, semi di sviluppo e crescita.
Il senso profondo è agire, vivere la salute come qualcosa che “si fa”,che si cerca, qualcosa alla quale andare incontro, non che si aspetta come soluzione esterna; la salute, come la malattia, è dentro, non fuori. Togliere il movimento e la socializzazione è un processo di deumanizzazione al quale troppo facilmente ci stiamo abituando.
La salute è pensare, ragionare, sentire, ascoltare l’inconscio e non avere paura del tempo ma, sopratutto, la salute è fare.